Benvenut* sul mio diario personale :)
Oggi voglio raccontarti di come è nata la mia passione per i viaggi, nello specifico il viaggio libero, lento, senza troppe pianificazioni.
Devo darti un po' di contesto, sarà un po' lungo, ma d'altronde è la mia vita e ciò che segue nelle prossime righe si basa su fatti realmente accaduti nel corso di essa, quindi mettiti comod*, ti faccio entrare nella mia sfera personale e ti racconto un po' di me.
Dopo una vita intera chiusa e protetta dalle alte montagne che circondano il territorio in cui vivo la mia voglia di esplorare era tanta, ma durante i primi anni di esplorazione l'influenza della precisione svizzera era molto forte sull'organizzazione dei miei viaggi.
Spinta da questa fortissima passione ho sempre organizzato tutto io, dall'arrivo in aeroporto con annesso trasporto fino all'albergo, alle visite nei musei fino ai ristoranti in cui fare colazione o cena.
Ogni itinerario era pianificato al millisecondo, non concedevo mai spazio all'improvvisazione, anche perché mi dispiaceva pensare di poter perdere anche solo mezza giornata preziosa di vacanza con i miei 20 giorni all'anno concessi.
È anche giusto specificare che prima dei 18 anni io non avevo avuto alcun esempio in merito all'organizzazione di una vacanza o, in generale, a che tipi di vacanze esistessero; per me il viaggio prima di allora aveva sempre e solo rappresentato l'andare a trovare i nonni in Calabria percorrendo 1200 kilometri in auto, idealmente due volte all'anno.
Quando sono stata in Grecia per la mia prima vacanza, nel lontano 2014, avevo scelto di affidarmi ad un'agenzia perché avevo ricevuto un buono in regalo e quello è stato il mio primissimo approccio all'organizzazione di una vacanza. È lì che ho iniziato a prendere appunti mentalmente, guardando ogni gesto dell'agente di viaggi, pronta a riprodurli alla successiva occasione, dove mi sarei cimentata ad organizzare tutto da sola per la prima volta.
In ogni caso la vacanza in Grecia è stata il mio primo approccio ad una vacanza in hotel, quegli hotel grandissimi con una o due piscine e 15 file di lettini in spiaggia.
La vacanza in Grecia è stato il mio primo ed ultimo approccio a questo tipo di esperienze.
Così, negli anni a seguire, ho iniziato a pianificare prima in Europa, partendo dai grandi classici, le città più belle: Parigi, Roma, Barcellona, Berlino, eccetera, per poi ingrandire gli orizzonti e spostarmi oltreoceano con la classica settimana a New York, seguita da sfide sempre più grandi come un tour in Giappone, poi un altro in Argentina con tanto di 5 voli interni oltre ai 4 per raggiungerla e tornare a casa, fino alla prima esperienza meno convenzionale, in mini-van, in Islanda.
Soprattutto per questi viaggi più impegnativi (ma anche per tutti gli altri) l'organizzazione capillare era fondamentale; stavo andando in posti di cui non conoscevo nulla, nemmeno la lingua, ed erano posti davvero grandi, che offrivano molteplici opzioni una più interessante dell'altra, e mi sembrava quindi l'unico modo per poterli esplorare.
Dalla cartina della metro stampata e salvata in PDF sul cellulare, a tutti gli hotel e voli già prenotati in anticipo (soprattutto sui tour a più tappe) anch'essi con prenotazione rigorosamente stampata e salvata.
Tutto doppio, tutto già pronto, tutto super sicuro insomma.
Quale ingrediente mancava a questa formula? L'imprevedibilità.
Ci sono cose che non si possono prevedere, ed altre che riescono meglio quando si improvvisa. A volte improvvisando vengono fuori piani che non si sarebbero mai svolti perché mai pensati e calcolati all'interno della schedule.
Infatti, devo essere sincera, ho scoperto solo durante il mio anno sabbatico cosa voglia dire viaggiare improvvisando e, soprattutto, rallentando i ritmi.
Ad aprile 2021 stavo attraversando un momento davvero buio e quella è stata la prima volta in cui ho detto a me stessa "basta, devo andarmene da qui" (tecnicamente era da circa un anno e mezzo che me lo dicevo, ma questa è un'altra storia che racconterò in un altro articolo🙂).
Così, nel giro di due ore avevo prenotato un volo ed un airbnb e dopo 4 giorni sono partita per Barcellona, accompagnata solo da me stessa.
Era la mia prima volta in viaggio da sola, come pure il mio primo soggiorno in un airbnb: un po' di timore mi accompagnava, com'è giusto che sia se non si è del tutto incoscienti, soprattutto quando si fa qualcosa di nuovo per la prima volta, ma non appena ho messo piede nella camera dell'appartamento condiviso che avevo riservato, ho avuto la sensazione che tutto stesse andando esattamente come doveva andare, di essere nel posto giusto insomma, e mi sono subito rilassata. È stata una sensazione di pace, qualcosa che non provavo da mesi e mesi, sia nella mente che nell'anima.
La morale della favola è che il mio primo viaggio da sola di 5 giorni a Barcellona è stato incredibile, ha superato di gran lunga le aspettative e vuoi sapere cosa ho fatto perché fosse così? Niente.
Assolutamente niente.
Non ho pianificato nulla, ero già stata a Barcellona circa 5 anni prima e ricordavo cosa mi sarebbe piaciuto rivedere, i classiconi per intenderci: Sagrada Familia, Parc Guell e Barceloneta per lo meno, con google maps ho salvato i posti che mi interessavano ed ho iniziato a girovagare per tutta la città a piedi.
Era il fine settimana di Pasqua, quindi ho passato la domenica ed il lunedì di Pasquetta da sola, ricordo ancora la domenica di aver dormito fino alle 12:00 ed essere uscita di casa alle 15:00 per pranzare. Ricordo anche che il "pranzo di Pasqua" era stato un milkshake di FiveGuys ed ero felicissima di questa Pasqua alternativa, che sarebbe potuta sembrare molto triste ai più, ma io la ricordo come una delle mie preferite :)
Passavo le giornate svegliandomi senza alcuna fretta, senza nemmeno impostare la sveglia appunto, e poi iniziavo a camminare su e giù per la città dove mi portava il cuore (e Gaudì).
Verso fine pomeriggio mi dirigevo in spiaggia e mi godevo il tramonto, mangiando qualcosa per strada.
Non avevo grandi bisogni, solo di evadere dalla mia realtà per qualche giorno, e questo Barcellona me lo ha dato non grazie alla Sagrada Familia o al Parc Guell, non era nemmeno necessario che fosse Barcellona, per me in quel momento l'unica cosa che contava era andare. Non importava dove.
La scelta è ricaduta su Barcellona perché avevo la curiosità di rivederla e perché volevo godermi qualche giorno di sole.
Ed è stato sufficiente questo: prendere e andare.
Ho camminato tanto, non ho visto molto, eppure mi è bastato. È stato più che sufficiente per riportare il mio stato mentale ad una serenità che avevo perso ormai da mesi. È stato sufficiente per ritrovarmi.
Avevo semplicemente bisogno di passare del tempo con me stessa, e questo è ciò che ho fatto.
Ma a parte l'aver ritrovato me stessa, ho trovato un nuovo modo di viaggiare,
che è poi diventato la chiave del mio anno sabbatico in giro per il mondo.
Ho scoperto che preferisco godermi il viaggio per quello che è per me, per quello che per me rappresenta: scoperta, cambiamento, ritrovamento a volte, rallentamento dei ritmi, godersi ogni istante di vita lontano dalle distrazioni quotidiane, dallo stress che noi stessi ci creiamo, grazie anche alla società in cui viviamo.
Ti lascio una piccola galleria di Barcellona, sperando che possa aiutarti a visualizzare le sensazioni che ho provato a trasmetterti tramite queste parole, sono le sensazioni che mi hanno salvata dall'abisso in cui mi trovavo.
Come ho protratto questa magia per un'intero anno di viaggio nonstop, lo scoprirai leggendo i prossimi articoli, ogni esperienza fatta nasconde un insegnamento ed io voglio condividerli tutti con te.
. . . . . . . . . . . . ❤. . . . . . . . . . . .
È il tuo turno
E tu, sei già stat* a Barcellona?
Hai mai viaggiato sol*?
Se ti fa piacere, raccontamelo nei commenti!
Grazie per avermi dedicato il tuo tempo, sono felice di aver condiviso una parte di me con te, alla prossima lettura.
F ♡
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